“Fame e povertà” parlano anche ‘italiano’!
No, non è una delle solite frasi di solidarietà più o meno apprezzabili. O, comunque, non è solo questo.
In realtà, che ci piaccia o no, sta diventando drammaticamente vero che “non abbiamo alcun tetto”, e non mi riferisco, naturalmente, a quello delle case che la maggior parte di noi, per fortuna, ha sopra la propria testa ma a quel “tetto”, a quella copertura, a quel riparo, a quelle certezze che provengono da un sistema politico-sociale che è, sì, quello che ci siamo scelto, e forse anche meritato, ma che fatica a svolgere efficacemente il suo compito primario: occuparsi del bene dei propri cittadini fornendo loro, nel limite del possibile e del condiviso, assistenza, solidarietà vera e sicurezza.
“Siamo tutti senzatetto” perché mentre abbiamo assistito con qualche perplessità, negli ultimi anni, all’assalto alla ‘diligenza Italia’ con lo scopo di arraffare soldi (e non pochi…) per offrire cibo e umana assistenza a diverse migliaia di migranti, dobbiamo anche prendere atto con sgomento e vergogna delle tante morti per freddo e inedia che hanno colpito, e stanno colpendo soprattutto ora, le poche migliaia (purtroppo in pericoloso aumento…) di poveri italiani che vivono per strada, ‘sotto i ponti’ o non hanno più la possibilità di sfamare se stessi e i propri figli. Sono italiani (e lo dico senza voler alludere a inaccettabili discriminazioni di razza e di cultura), come noi, che hanno, nella maggior parte dei casi, perso il lavoro, perso la casa, perso la famiglia e perso anche la dignità come persona, mortificata e irrisa nel momento stesso in cui vengono negati quei (ormai) pochi diritti di cui dovrebbero “godere” per il fatto stesso di essere cittadini italiani!
Se questa non è e non è stata una terribile e gravissima “dimenticanza” da parte di chi ci governa, è di certo una grande sconfitta di quella coscienza e solidarietà sociale che celebriamo più o meno solennemente ogni 7 gennaio festeggiando, forse un po’ ipocritamente, il “tricolore” e la sua nascita come bandiera italiana.
Che terribile schiaffo dover prendere atto che il “generale inverno” ha reso evidenti, in poche settimane, le nostre contraddizioni e le nostre fragilità inviando sulle nostre teste un suo modesto ‘plotoncino’ di nubi e di aria fredda accompagnato, ahimè, da un virus ‘nuovo di zecca’ che sta mettendo drammaticamente a nudo, nonostante gli eroismi di molti, la colpevole debolezza che caratterizza la guida del nostro Paese, debolezza che rischia ora di travolgere e di azzerare ogni nostra aspettativa.
Fatalità, obbietta qualcuno! Sì, in parte, ma anche un terribile evento imprevisto che è stato reso ancora più grave dalla strutturale debolezza amministrativa di uno Stato che da troppo tempo sta cercando di medicare ampie e profonde ferite utilizzando soltanto cerotti e brodini.
Ora, chi salverà il “bel Paese”?
Roberto Timelli