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Aziende e Coronavirus: noi facciamo così! Produrre, a Bergamo

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Per una azienda italiana, sopravvivere in un anno bisestile infestato, per di più, da un malefico virus è davvero un’’impresa’ per pochi spericolati.

Fra le tante imprese bergamasche che non hanno mai ‘mollato’ e che cercano di districarsi fra limitazioni, aree rosse e filiere in crisi, la Fratelli Ghezzi, di Curnasco di Treviolo, è un esempio virtuoso di tenacia, come dimostra il fatto di aver continuato comunque a operare ‘sotto traccia’, quando consentito, per riuscire a rimanere agganciata a quel poco di fatturato che la situazione consentiva e consente.

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Con sette dipendenti più tre persone della famiglia, oltre ad alcuni partner esterni che si occupano delle attività non continuative, la Fratelli Ghezzi è attiva da oltre sessant’anni, e si occupa, con riconosciuta competenza, di trattamenti termici, sabbiatura e verniciatura nel settore della carpenteria metallica, generica e per macchine utensili.

Con Stefano Ghezzi, Amministratore Delegato, e Guerino Ghezzi, co-amministratore e Rappresentante Legale, affrontiamo il delicatissimo tema  del drammatico momento produttivo per il Paese e per la loro azienda in particolare.

Come state affrontando la grave crisi indotta dal Coronavirus?

“Il colpo, naturalmente, è stato duro e pesante e abbiamo cercato di ridurre l’impatto negativo sulla produzione rendendoci disponibili per quelle filiere che non hanno chiuso dopo il Dpcm dell’otto marzo scorso.

Nonostante questo, l’impatto sul fatturato è stato tremendo con una contrazione di oltre il 50%. Ora, con la riapertura e la ripresa più diffusa delle varie attività economiche, ci troveremo comunque a dover attendere che le aziende a monte della nostra filiera tornino a produrre e quindi ad aver bisogno della nostra attività che, presumiamo, avrà comunque un periodo ancora difficile davanti a sé.

Insomma, per un paio di mesi, a parte qualche rara eccezione, le imprese non avranno ancora il prodotto da far lavorare alla nostra azienda, che si trova verso la fine delle lavorazioni riguardanti   la filiera della carpenteria.

Peraltro, non siamo nemmeno in grado di fare previsioni precise perché una delle caratteristiche del nostro settore è proprio la sostanziale difficoltà di pianificazione e quindi di essere soggetta a ondate che non hanno, diciamo, preavviso. E’ una conseguenza, questa, del fatto, ormai diffuso, di un ‘magazzino’ che nessuno fa più, preferendo, per ovvie regioni di economia, lavorare sulle ordinazioni in corso.”

Che cosa vi aspettate, se vi aspettate qualcosa, in merito al sostegno alle imprese da parte del Governo di cui tanto si parla in questo periodo?

“Diciamo subito che, per quanto ci riguarda direttamente, non ci aspettiamo nulla di realmente utilizzabile, se non altro perché le iniziative messe in campo dal Governo richiedono, di fatto, un indebitamento, trattandosi in realtà di prestiti. Tutt’al più, ma ancora non abbiamo fatto valutazioni approfondite, potrebbe interessarci qualche agevolazione per eventuali prossimi investimenti. Guardando poi questi provvedimenti nel loro complesso, direi che se un qualche beneficio può derivarne per noi è indiretto, nel senso che alcuni interventi potrebbero immettere liquidità nel settore della carpenteria nel suo complesso, soprattutto per quanto riguarda l’acquisto di materie prime. Nulla tuttavia che coinvolga direttamente noi.”

Chiarito dunque che la vostra intenzione è quella di procedere, se non ci saranno ulteriori e malaugurati peggioramenti, utilizzando le vostre risorse, avete tuttavia dovuto far ricorso alla Cassa integrazione?

“Sì, questo è accaduto nei momenti di chiusura obbligata e permane tutt’ora in misura però ridotta, nel senso che stiamo per reintegrare tutti. “

Che caratteristiche ha il vostro mercato per quanto riguarda, in particolare, le potenzialità di esportazione?

“Il nostro lavoro si basa su attività di carpenteria medio-pesante. Questo significa che il trasporto incide molto sui costi. Detto questo, il bacino di utenza è tipicamente la Lombardia e le zone limitrofe. Anche quando ci capita di lavorare con aziende estere, succede sempre che la destinazione finale del prodotto lavorato sia nel territorio che ho indicato. Insomma, diciamo che  in questi casi il prodotto ‘passa da noi’ prima di arrivare al cliente finale.

Va poi detto che il nostro ‘forno’, di misure decisamente ampie, ci consente in alcuni casi di acquisire clienti fuori regione come sta accadendo per una commessa che abbiamo ricevuto da parte di una impresa di Vicenza.”

A suo parere, le misure fin qui adottate dai nostri amministratori, saranno sufficienti a far ripartire, o come si dice, a ‘rilanciare’ la nostra economia?

“La caratteristica diffusa delle iniziative fin qui annunciate e adottate è quella di costituire un aiuto ‘a debito’. Sono, cioè, prestiti, che hanno l’ovvio difetto di costituire un impegno, anche in prospettiva, per chi lo utilizza. Certo, per aziende che ne hanno assoluto bisogno può servire, ma non sarà semplice uscire da questo circolo non proprio ‘virtuoso’. Insomma, gli imprenditori dovranno rimboccarsi le maniche, e non poco, per uscire da una emergenza economica, oltre che sanitaria, davvero grave, soprattutto per noi, piccole imprese.”

Roberto Timelli

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