30 maggio–2 giugno 2019, conferenza del “Gruppo Bilderberg”.
13 giugno–21 giugno 2020, riunione degli “Stati Generali” organizzata dal nostro Governo.
Entrambi gli eventi si sono svolti a porte chiuse con esclusione totale della stampa!
A cosa servono questi Stati Generali? Perché il Presidente del Consiglio, Conte, ha deciso ad inizio giugno di convocare gli Stati Generali, senza consultare la maggioranza, provocando non pochi ‘mal di pancia’
a molti membri dell’Esecutivo?
Ricordo, qualche tempo fa, che si parlava molto di ‘scatolette di tonno’, dissertando su come si dovessero aprire per rendere trasparente il prodotto che conteneva. Ma sembrerebbe che ormai da molti mesi gli ‘apriscatole’ siano spariti dalla circolazione!
Agli italiani, servono questi ‘Stati Generali’?
Non so, o forse non voglio, rispondere, ma se il Governo nel periodo di epidemia o pandemia, ha avuto bisogno di 450 esperti, la famosa ‘task force’, nominati, per dire tutto e il contrario di tutto, creando nello stesso Governo confusioni tanto evidenti quanto inaccettabili, senza parlare di quelle create nel popolo italiano, possiamo ancora avere fiducia?
Abbiamo, a distanza di 3 mesi dalla sua autorizzazione, circa 1 milione di lavoratori ancora senza un soldo della cassa integrazione in deroga.
E con questi problemi reali sul tavolo progettiamo il rilancio dell’Italia a porte chiuse?
Il famoso bazooka di 400 miliardi di garanzie, per i prestiti alle imprese, come è stato annunciato, si sta rivelando l’ennesimo flop.
Ma Conte indice gli ‘Stati Generali’.
Mi chiedo, in Italia è davvero così difficile fare le cose, quelle semplici?
Di che cosa ha bisogno l’Italia per ripartire?
In stato di emergenza, un Paese che voglia trovare soluzioni deve agire semplificando, e i punti ‘sensibili’ sono sempre gli stessi:
- abbattere la burocrazia,
- immettere Titoli di Stato sul mercato interno finanziario senza indebitarsi con l’estero,
- dare liquidità alle imprese, in parte a fondo perduto e in parte a restituzione a zero interessi con scadenza decennale
- abbassare le tasse in misura significativa e progressiva per arrivare, mediante scaglioni di 10 anni, ai livelli successivi di 27%, 23% e 15%
- veri incentivi alle imprese favorendo nuove assunzioni.
Ogni speranza di rinascita potrebbe essere soffocata definitivamente se il Governo trascinasse il Paese e le generazioni future nelle paludi di quel colossale prestito internazionale che molti avidi speculatori auspicano e sollecitano.
L’Italia, precipitata in una fase di emergenza proprio quando si trovava già in un periodo di massima fragilità finanziaria, aggravata da una latente quanto evidente frattura fra popolazione e rappresentanza politica, corre oggi immensi rischi.
Con qualche perplessità e molta ansia mi chiedo: quale sarà il futuro nostro e dei nostri figli?
Antonio Gervasio