Parla Emilio Cugliari, neo-eletto Presidente della Democrazia Cristiana
Come tutti gli uomini, non è certo privo di difetti, ma fra questi sicuramente non c’è quello della rassegnata
accondiscendenza.Dirigente storico della Democrazia Cristiana ai tempi del pieno fulgore del partito, quando, cioè, con tenacia e lucida determinazione la DC guidò per anni il Paese fuori dalla crisi di un dopoguerra disastroso sul piano materiale e socialmente infettato da veleni e odi incrociati, Emilio Cugliari è stato nominato, lo scorso 2 luglio, Presidente del Partito della Democrazia Cristiana. Il fatto, ci pare evidente, non è né banale né di routine se si considerano le numerose e ancor oggi non del tutto sopite lotte intestine sopraggiunte dopo il “rompete le righe” decretato da Mino Martinazzoli nell’ormai lontano 1993.
Ma quella è acqua passata e ora, ripulita e ricalibrata sui tormentati tempi attuali, pur senza dimenticare la sua ricca memoria storica, la ‘Balena Bianca’ si ripresenta integra e determinata a mostrare che il ritrovato orgoglio di essere democratici cristiani non è dato da una semplice operazione di cosmesi politica, ma dal suo ritorno in piena regola sul palcoscenico sociale, ancor prima che politico, un ‘sociale’ che richiede – parola del neo eletto Presidente – di essere cristiani di cuore ancor prima che di religione.
A questo punto, qualcuno potrebbe chiederle “chi siete e che cosa volete”?
Cugliari. Noi, lo confessiamo con orgoglio, siamo i Democratici Cristiani del Terzo Millennio, come tutti alle prese con i molti ‘polifemi’ miopi e antropofagi che divorano le nostre vite, le nostre speranze e i nostri valori pezzo dopo pezzo assicurandosi, con malcelata ferocia, che non si possa più sfuggire alle loro mire fameliche e di parte!
Provocatoriamente, posso chiederle se questa, riferendomi alla DC, è una ripartenza o una rinascita?
Cugliari. Né l’una, né l’altra: è semplicemente il
proseguimento del cammino con le donne e con i giovani interrotto più di venticinque anni fa. Interruzione, le dirò, che il sottoscritto e molti altri come me non approvavano assolutamente. Ma fu tutto inutile: non ottenemmo soddisfazione e successe quello che tutti sappiamo per volere di chi era alla testa del partito.
Questo però non mutò il nostro atteggiamento, tant’è vero che abbiamo fatto ricorso all’autorità giudiziaria e dopo molti anni, alla conclusione dei tre canonici livelli di giudizio, abbiamo avuto la soddisfazione di veder riconosciuto il nostro assunto, cioè che la Democrazia Cristiana non è mai stata, in realtà, chiusa!
E’ questa la sentenza della Corte di Cassazione che ha così confermato, come dichiarato anche dagli altri gradi di giudizio, che la DC non è stata sciolta e che nessun altro può usarne il nome o il simbolo se non i suoi ‘continuatori’. E i continuatori, ovviamente, siamo noi, cioè i democratici cristiani “mai pentiti” e mai dismessi che stanno proseguendo, sia pure dopo una pausa lunga un quarto di secolo, il vero corso politico e sociale della Democrazia Cristiana.
In quale direzione si muoverà, ora, la vostra attività di partito?
Cugliari. I due poli di riferimento per i ‘nuovi’ e insieme storici democratici cristiani saranno sicuramente i giovani e le donne. Sono proprio loro, giovani e donne, i due pilastri della società che noi vediamo come i veri potenziali artefici di un mutamento autentico per avviare finalmente quel cambiamento che tutti auspicano ma che nessuno, poi, riesce o vuole davvero realizzare.
Quindi, per sintetizzare, da una parte la continuità di un partito che non è mai stato realmente chiuso, anche se silente per alcuni anni, e dall’altra la piena fiducia e lo stimolo nei confronti di due galassie, quella dei giovani e quella delle donne, che devono diventare la vera svolta copernicana della nostra società.
Vorrei sottolineare che quello della centralità della donna anche nella vita politica e amministrativa del Paese, oltre che nella famiglia di cui è il vero collante, è in assoluto il punto centrale e propulsivo del nostro progetto politico e sociale.
Naturalmente, questi sono solo i primi passi, anche se grandi e importati, che vanno nella direzione di raccogliere e ravvivare i tanti testimoni lanciati e proposti dalla storica Democrazia Cristiana, di cui abbiamo avvertito in questi anni la mancanza, privati come siamo di idee e di valori capaci di ricucire e rinsaldare un tessuto sociale sempre più lacerato, infelice e dubbioso.
Ecco, dunque, perché ci stiamo rimboccando le maniche e, ribadita con forza la nostra identità e la nostra autonomia di pensiero e di azione, vogliamo scrollarci di dosso gli slogan vuoti e disgreganti da cui siamo accerchiati per recuperare quell’autentico spirito solidale e fraterno che per fortuna non è di destra né di sinistra ma è una declinazione intima e profonda dell’essere umano nella sua pienezza di essere senziente, che diventa così un modo di vivere e di condividere che non lascia per strada nessuno. E questo non per lucrare poi sulla sua povertà, ma per rendere davvero degno e dignitoso, con l’impegno e il lavoro di tutti, anche il nostro esistere.
Parola di ‘Balena’!
Roberto Timelli