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Proposte per l’Italia : Interventi salvavita

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Dopo che a Fico non è rimasta nemmeno l’omonima e pietosa foglia, dobbiamo pensare, e in fretta,  ad un progetto per l’Italia che eviti il default del Paese che è molto meno lontano di quanto si possa pensare.

La base economica del “progetto” che ci siamo sforzati di tratteggiare, oltre al rigoroso controllo etico e comportamentale di ogni singolo rappresentante politico, fonda la propria pianificazione strutturale sul riconoscimento concreto e tangibile a favore di tutti coloro che operano con correttezza e capacità progettuale e realizzativa.

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1) Quindi, basando il sistema di tassazione  su pochi (tre) scaglioni toccando, al massimo, il 30-32% , si metterà a punto  una modalità  che premi, in tutto il settore  economico-produttivo,  l’incremento di fatturato e di produzione e il reinvestimento degli utili con opportuni sgravi fiscali: insomma, non sia solo il mercato a premiare chi lavora bene e accresce il proprio fatturato e il giro d’affari, lo faccia anche lo Stato concedendo sgravi-premio che incentivino le aziende “virtuose” a crescere sempre di più perché così facendo pagheranno percentualmente sempre di meno. Basta con l’assistenzialismo a tutti i costi e con l’utilizzo di fondi dello Stato per  rianimare aziende o strutture moribonde che sottraggono risorse ad attività di crescita e di sviluppo. Come diceva un noto studioso dei sistemi economici e produttivi:  “L’economia non è come la ‘pelle dei coglioni’, che si può tirare e allungare a piacere!”

Inoltre, riforma del sistema finanziario per limitare il ‘gioco speculativo in borsa’ a danno delle attività produttive e di sviluppo.

2) Piano turistico-culturale nazionale

Sgravi fiscali per gli operatori del settore turistico-culturale che dimostrino di saper incrementare il loro giro d’affari e/o le presenze di stranieri valorizzando, con la loro specifica proposta,  il proprio territorio e più in generale le valenze culturali del nostro Paese. Siano i nostri operatori turistici ed economici a farsi garanti e promotori, per il loro stesso interesse, della tutela del nostro patrimonio artistico, culturale e naturalistico.

3) Grandi Opere

Lo Stato  deve dare l’avvio a grandi progetti, gli unici in grado di fare ripartire l’economia nazionale usando i nostri soldi non per finanziare privilegi, banche e enti inutili o comunque  di secondaria importanza  per lo sviluppo del Paese, ma sistemi in grado di coinvolgere grandi masse di lavoratori: si pensi a quale impulso riceverebbe l’economia nazionale (come confermano gli stessi economisti di ogni provenienza ideologica) se si approntasse, per esempio e finalmente, un vasto progetto per la messa in sicurezza idro-geologica e abitativa del Paese. Ricordiamo che il vero motore propulsivo di ogni ripresa e sviluppo passa per il settore edilizio che coinvolge, a sua volta, numerose categorie di lavoratori e di imprese fornitrici. Ne è un esempio chiarissimo il successo del progetto Ina Casa avviato, nel 1949, dal Governo Italiano in contrasto con le indicazioni americane che in quella fase stavano finanziando la ricostruzione con il noto “piano Marshall”! Insomma, quando lo Stato “costruisce” e finanzia progetti, non spende ma “investe” in lavoro e occupazione restituendo i soldi agli italiani che lavorano e alle imprese coinvolte.

4) Unificazione dei contratti nazionali di lavoro accorpando grandi categorie (impiegati, operai, operatori turistici, marittimi ecc.) distinguendo il meno possibile fra singole micro categorie che spezzettano e rendono inutilmente diversi i trattamenti contrattuali di categorie palesemente simili e rallentano, imbrigliandolo e paralizzandolo, il sistema nella sua globalità interattiva.

5) Abolizione immediata degli enti inutili e parassitari esemplificazione significativa   dei vari procedimenti burocratici.

Abolizione dei privilegi assurdi della “casta” rivedendo, inoltre, non solo i vitalizi che fanno cumulo con altre rendite ma anche le cifre  attribuite ponendo un tetto annuo invalicabile.

Chi serve lo Stato non deve farlo per arricchire con i soldi dei contribuenti…

6) Limitazione alla Cassa Integrazione che non può essere, come sta accadendo da troppi anni,  il comodo rifugio di imprenditori imprudenti e incapaci che scaricano sulla collettività errori e azzardi che sono una loro precisa responsabilità.

La Cig è un peso gravissimo sulle casse dell’Inps e dello Stato.

Le aziende che ricorrono alla Cig potranno ottenere finanziamenti e sostegno solo a fronte di piani di ristrutturazione e di ripresa  realistici e rigorosi che prevedano, fra l’altro,  l’impegno a restituire, nel tempo (concordato), i finanziamenti ottenuti con moderati ma costanti prelievi a carico sia del datore di lavoro, sia dei lavoratori che hanno usufruito del sistema Cig e che hanno deciso di rimanere comunque nell’azienda in questione.

7) Cintura sanitaria e di sicurezza dei nostri mari per consentire solo  a chi abbia davvero bisogno l’accesso al nostro territorio. Oltre agli accordi (con l’appoggio dell’Europa) con i Paesi di partenza dei flussi di migrazione, si può organizzare, per esempio, il blocco in mare di gommoni e barconi trasferendo, come in parte si sta facendo ora, i migranti su navi dismesse, ancorate al largo delle nostre coste. In questo caso, sarà utile utilizzare come deterrente la massima  pubblicizzazione  nei vari paesi di partenza di questa diversa modalità di “accoglienza”: chi si imbarca sappia che non arriverà sulla nostre coste ma verrà “parcheggiato” in mare.

8) Piano per la difesa dei cittadini e la prevenzione dei crimini utilizzando ampiamente, come stanno iniziando a fare altri Paesi europei, gli uomini dell’esercito per attività di controllo delle aree e delle località strategiche (“terra dei fuochi, ecc.”). Incentivazione della vigilanza e della sicurezza a carico dei privati (persone, abitazioni, imprese ecc.) concedendo sgravi a chi si “tutela a proprie spese”.

9) Facilitazioni alle iniziative imprenditoriali dei giovani  e incremento dei fondi alla “ricerca” con l’istituzione di centri di “eccellenza”.

Per quanto riguarda la  scuola,  si ridisegnino i piani di studio che devono prevedere un più moderno approccio a ‘tutto campo’ delle varie discipline spiegando e studiando  il percorso dei “come” e dei “perché” dei vari singoli settori e delle materie per comprendere come la società in cui viviamo sia giunta all’attuale ”globalità” multisettoriale, multirazziale e multiculturale. In aula, si attribuiscano ricerche a tema diversificato per ogni singolo studente con un successivo dibattito in aula per approfondire e sviluppare quanto è stato elaborato. Questa modalità, oltre a responsabilizzare ogni singolo studente, stimola lo spirito di approfondimento e di ricerca che  costituisce la base per lo sviluppo e la crescita tecnologica, scientifica e culturale della nostra società. Insomma, lo studente diventi il docente, interattivo, di se stesso e degli altri studenti con la supervisione degli insegnanti che diventano così i catalizzatori e i “facilitatori” dello studio.

10) Proposta per una  Europa a più velocità in funzione di un piano concordato di finanziamento e sviluppo di ogni singolo Paese membro che dovrà poi farsi carico del rispetto del piano stesso. Basta con una UE che si ponga come sostegno asservito a banche e a interessi di gruppi internazionali di potere.

“Sì, è  giusto, però…”, dirà qualcuno.

E’ vero,  il progetto è ancora un po’ generico e manca di alcune necessarie puntualizzazioni. Ma, secondo noi, ha già di che impegnare sia il mondo politico, sia la società civile per i prossimi quarant’anni! 

Ma ci vogliono, per realizzarlo, “uomini di buona volontà” o, potendo, dei veri “Draghi”!

Roberto Timelli

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