Sì. L’ho preso anche io. Non so come, o dove, né tanto meno da chi.
Non farò certamente la cronistoria dei sintomi ma vorrei raccontare
qualcosa di molto più interessante.
L’esperienza.
Prima di tutto l’organizzazione. Avendo accusato sintomi mi sono recato
autonomamente a fare il tampone molecolare. Tutti gli operatori con cui ho
avuto a che fare, anche solo per qualche minuto, sono stati gentilissimi e
professionali. Ecco, la parte bella termina qui. Subito dopo il prelievo mi è
stato detto di avere pazienza, e che avrei ricevuto l’esito non prima di 4/5
giorni. Infatti, ho avuto l’SMS esattamente cinque giorni dopo. A questo punto
la mia prima perplessità riguarda i dati giornalieri che con tanta precisione
vengono snocciolati ogni giorno in TV. Che senso ha evidenziare precise tabelle
comparative su base giornaliera, se i dati possono essere sfalsati di 5 giorni?
Altra perplessità: perché, per fare il tampone, si devono scrivere su un modulo
fotocopiato tutti i propri dati che dovranno essere digitalizzati in fase di
accettazione da un addetto (con possibili errori) per creare l’etichetta
identificativa? Perché non lasciare (almeno per chi è in grado) la possibilità di
inserire personalmente i propri dati, evitando un passaggio che dilata i tempi e
può generare errori?
Ma soprattutto: l’attesa non è piacevole. Specialmente quando non hai nessuna certezza che abbiano scritto correttamente il numero di telefono. Io ero giunto alla conclusione di aver perso il mio test.
Quando senti di essere positivo, la conferma è necessaria. Ne hai bisogno per sapere che non sei impazzito, e che non è il tuo cervello a fare brutti scherzi. 125 ore di attesa sono troppe.
Chi ha avuto la fortuna di prendersi il virus senza sintomi non lo sa, ma se l’hai sentito, hai avuto un’esperienza unica. Sono oramai in via di guarigione (spero), e mi ritengo fortunato. Non sono dovuto andare in ospedale. Ma ho vissuto giorni di incertezza. Questa è la cosa più angosciante. È come una confezione famiglia di ovetti kinder con dentro una sorpresa diversa ogni giorno. E devi scartare il prossimo. Speri sempre sia l’ultimo e che la sorpresa non sia con le sirene spiegate, maledicendo tutte le volte che da bimbo ritenevi che quella della sorpresa fosse la parte migliore.
Oggi è toccato al mal di gola. Poteva andare molto peggio.
Ieri ho trovato un’emicrania da record. E prima ancora il dolore al petto, i dolori agli occhi, stanchezza disarmante, tosse, male alle articolazioni, temendo sempre quella maledetta insufficienza respiratoria. Tutto sopportabile, al punto di vergognarsi a dirlo, quando pensi a chi ha avuto meno fortuna.
Ma è proprio essere lì, intenti a guardare la pallina girare in quella roulette, aspettando il suo inesorabile verdetto. Questo è quello che rende questa malattia unica. Perché non solo non hai nessun potere sulla pallina, ma non puoi nemmeno decidere la posta in gioco né, tanto meno, smettere di giocare. Sei uno spettatore inerme di un gioco in cui finalmente capisci quanto siano incerte tutte le tue certezze.
Non lo puoi spiegare se non ci sei passato. E a questo si aggiunge l’ansia per i tuoi cari, le persone che potresti aver inavvertitamente contagiato. Così, appena pensi di poterti rilassare per il tuo decorso che sembra andare verso un miglioramento, cominci a fare i conti con i tempi di possibile incubazione per chi ti è stato vicino, e scopri che da 2 a 15 giorni cambia tutto. E potrebbe cambiare la malattia, potrebbe procurare agli altri sintomi più gravi, perché nonostante tu sia in perfetta salute il virus ti ha preso a randellate come un sacco di patate, cosa potrebbe fare agli altri meno forti? E tutta l’incertezza che avevi per te si trasforma in vera angoscia per i tuoi cari, con l’aggravante di sentirti anche il diretto responsabile.
A tutti quelli che hanno avuto più fortuna (non smetto di considerarmi fortunato), e non hanno passato nulla di tutto questo, chiedo solo di non essere sciocchi nel giudicare questo virus con superficialità. Abbiate rispetto per la sorte: potreste trovarvi a fare i conti anche voi con quella pallina.