“Se potessi tornare indietro non farei più quello che ho fatto…”
Ovvio, di fronte ad un errore o insuccesso, magari gravido di pesanti ripercussioni, tutti siamo propensi a pensare che “Se potessi tornare indietro…”
Ma non si può, ed oltre ad essere, evidentemente, di per sé irrealizzabile, il desiderio di “tornare indietro” si scontra con un processo e un percorso di vita che impediscono la possibilità di cancellare l’alchimia “chimica e biologica” alla quale nulla si sottrae, nemmeno lo “sbaglio”, e questa alchimia si chiama, in realtà, “crescita”.
Questa affermazione è tanto più ineluttabile quanto più approfondiamo e comprendiamo che la ‘crescita’ è determinata e scandita, ovviamente, dai mattoncini costituiti dai nostri successi, senza però dimenticare che il collante vero e tenace di questi mattoncini, un collante cioè in grado di renderli una costruzione solida e duratura, sono proprio gli “sbagli”, senza i quali la nostra tensione realizzativa e propulsiva sarebbe più aleatoria e impalpabile lasciando ogni singolo mattoncino, se non addirittura l’intera costruzione, in balia dei primi dubbi e tentennamenti.
Quindi, gli “sbagli” sono fondamentali per il consolidamento del nostro percorso di vita e della sua stabilità?
Sì, a patto, naturalmente, che il nostro “metabolismo” sia, e sia stato in passato, in grado di trasformare le delusioni e i conseguenti scoramenti in consapevole tessuto connettivo della nostra vita così come le macerie di edifici andati distrutti diventano materiale di “riempimento” per nuove e più stabili (speriamo!) costruzioni e realizzazioni.
Donne e uomini…
Fatta questa premessa di fondo, mi pongo ora un interrogativo: delusioni, successi e aspirazioni vengono vissuti e assorbiti in modo sostanzialmente diverso da donna e uomo?
Mi parrebbe proprio di sì, e credo di poter affermare che, in generale, considerando le sedimentazioni che caratterizzano, nel bene e nel male, i due sessi, l’orientamento sia quello di vivere modalità e obbiettivi in modo spesso divergenti e, per alcuni aspetti, addirittura conflittuali e in grado di spiegare i frequenti scontri e disaccordi che uomo e donna devono affrontare dopo aver superato il primo momento estatico, quello cioè dell’amore “cieco” che tutto supera e nulla vede in nome della semplice equazione che sintetizza le tre componenti e aspirazioni genetiche: desiderio fisico, affetto stabile e progetto di vita.