Piccoli imprenditori o grandi imprese che sia: tutti attenti, mi raccomando al proprio conto corrente. Con la nuova normativa europea, entrata in vigore senza una adeguata comunicazione dal 1° gennaio 2021, la musica è cambiata. Basteranno poche centinaia di euro per essere segnalati alle centrali rischi.
Ma partiamo dall’inizio: innanzitutto, che cos’è il C/C?
Il conto corrente, noto anche con la sigla C/C, è uno strumento finanziario, poliedrico aggiungerei io, fornito da un Istituto bancario.
Essendo appunto poliedrico, con l’apertura di un conto, l’intestatario potrà accedere a numerosi servizi bancari. Tra i più semplici troviamo la possibilità di prelevare contanti, versare, accreditare o addebitare. È poi obbligatorio essere correntista per accreditare stipendio o bonifici eseguiti da terzi.
È possibile inoltre la domiciliazione delle bollette con possibilità di accesso ad una serie di offerte messe in atto dalle utenze che prevedono una scontistica attraverso l’utilizzo di questo mezzo come metodo di pagamento.
Qualora venga poi associata una carta di credito sarà anche possibile pagare spese effettuate online.
Infine, ma non meno importante, è la stessa Agenzia delle Entrate a sottolineare l’importanza del mezzo.
Questo strumento permette alle persone fisiche, operando in maniera trasparente e senza eseguire lavori in nero, di ottenere benefici superiori al 50% delle spese sostenute. In aggiunta a tutto ciò è possibile accedere ad agevolazioni fiscali come le detrazioni IRPEF qualora le spese sostenute siano tracciabili attraverso bonifico.
Come si apre e quali sono requisiti necessari per farlo
Aprire un conto corrente è facile. Attualmente è possibile farlo nella sua versione tradizionale, quindi presso un qualsiasi sportello bancario, oppure online. La versione online permette di svolgere le medesime operazioni di un conto tradizionale avendo però costi di apertura e gestione generalmente più bassi.
Requisiti necessari per coloro i quali desiderano aprire un C/C sono: aver raggiunto la maggiore età e non essere stati già soggetti a procedimenti fallimentari.
Come scegliere il C/C a te più congeniale
Se aprirlo è facile, sceglierlo lo è un po’ meno. Di questo, tuttavia, parleremo più avanti. Per adesso ci basti sapere che bisogna capire qual è l’istituto di credito più conveniente comparando condizioni e tassi offerti e sapere, inoltre, che è possibile personalizzarlo. A seconda delle proprie esigenze, esistono infatti conti correnti a zero spese (di gestione), per trading online, con fido per chi necessita di capitale liquido, ecc.
Come evitare il rosso
Arriviamo al sodo, vediamo come evitare di andare in rosso.
Il primo consiglio che mi sento di darti è: abituati a tenere sotto controllo l’home banking.
Oggi, banche ed enti di credito mettono a disposizione del correntista la possibilità di visionare tutte le transazioni eseguite. Questa opportunità consente di monitorare sia il saldo disponibile, sia quello contabile. Non sempre i due coincidono: il primo si riferisce alla somma disponibile sul conto in un determinato giorno, mentre il secondo informa il cliente delle spese ancora non liquidate. Può capitare che le date dei due non corrispondano perché è stata sostenuta una spesa online e i soldi non sono ancora stati scalati dal conto, ragion per cui, è buona norma visionare sempre il saldo disponibile e tenere sotto controllo quello contabile. Un valore negativo di quest’ultimo denota una situazione di debito verso l’ente bancario.
Dedica quindi un po’ di tempo, ogni settimana, a questa operazione per avere tutte le spese sotto controllo.
Altra accortezza per evitare il negativo sul conto potrebbe essere quella di cercare di utilizzare di meno la carta di credito, prediligendo l’uso del contante. Va da sé che mi riferisco solo a piccole spese come quelle di genere alimentare o per i beni di prima necessità.
Cosa fare con il conto in rosso
Qualora si verificasse una situazione di deficit sul conto è possibile incorrere in spiacevoli disguidi. Una prima fase infatti prevede che vengano bloccate operazioni bancarie come prelievi, bonifici, pagamenti e addebiti bancari.
In questo caso la banca è tenuta ad inviare una segnalazione all’intestatario che, entro una certa data potrà “redimersi” e riscattare il debito. Scaduto tale termine, subentrano diverse sanzioni oltre che la possibilità di essere segnalato in CRIF e al registro dei protestati. E abbiamo già parlato di come tale eventualità potrebbe influire su future concessioni di crediti e finanziamenti. Ma ribadiamolo ugualmente, situazioni di questo tipo porterebbero il correntista ad avere un basso merito creditizio per il calcolo dei tassi di interesse di finanziamenti futuri.
Qualora poi ci fossero anche addebiti da parte di utenze e/o prestiti, la mancata riscossione dei pagamenti potrebbe legittimare azioni di pignoramento. E, inoltre, sui debiti maturati scatteranno interessi di mora.
EE’ decisamente preferibile avere ogni tipo di movimento sotto controllo piuttosto che ritrovarsi con una lettera di richiamo da parte della banca!
La vera questione da comprendere è che essere in rosso non significa semplicemente vedersi impedita una qualsiasi tipologia di prelievo o pagamento, essere in rosso significa avere debiti con il proprio istituto che potrà decidere come comportarsi al riguardo.
Talvolta, le banche decidono di tollerare sconfinamenti occasionali o di bassa entità, salvo poi addebitare interessi di mora. Va detto però che questa non è un’operazione che attuano spesso.
Un’alternativa proposta dalla banca è il fido. Il fido è un credito aggiuntivo a cui il correntista può accedere qualora il suo conto sia pari a zero. La banca si impegna a mettere a disposizione del cliente una somma che gli permetterà di sforare il saldo negativo. Sia ben chiaro però che il fido non ti proteggerà. Superando comunque la soglia pattuita si incorrerà nel blocco di ogni transazione e il tuo conto risulterà ancora una volta scoperto e le conseguenze saranno sempre quelle.
A titolo informativo, ricordiamo che è anche concesso chiudere un conto in rosso ma questa possibilità non significa cancellare i propri debiti o arrestare gli interessi di mora che anzi continueranno a maturare.
Cosa è cambiato per chi va in rosso
Fino al 31 dicembre 2020, per andare in default doveva verificarsi o un improbabile recupero del credito da parte della banca oppure un’insolvenza superiore ai 90 giorni (180 per le pubbliche amministrazioni) da parte del debitore.
Dal 1° gennaio 2021, però, la musica è cambiata e basteranno poche centinaia di euro per andare in rosso e finire nel mirino della centrale allarmi bancaria. Questo è il risultato di una nuova normativa europea recepita anche dall’Italia che impone regole più severe.
Non è quindi da sottovalutare il problema di diventare morosi dato che con le nuove regole non è più consentito l’addebito automatico su conti scoperti. Si rischia quindi di poter incappare in ulteriori debiti oltre che con l’ente bancario, anche con compagnie di luce e gas in caso di domiciliazione bancaria oppure con i dipendenti, se l’azienda fa partire in automatico gli stipendi.
Questa nuova normativa non impedisce totalmente di poter sconfinare. Nulla vieta infatti alle parti di poter sottoscrivere un accordo che consenta di andare in rosso entro una certa soglia.
Con questa normativa, la banca può continuare a concedere al cliente il “favore” di sconfinare, perché parliamoci chiaro di favore si tratta, non è certo un diritto del cliente. In cambio di questo favore l’ente potrà applicare una certa commissione, anche detta CIV. Essendo però un’opportunità offerta dalla banca, quest’ultima si riserva il diritto di rifiutarsi di concedere tale possibilità.
Ecco perché è necessario stabilire tutto con chiarezza, al momento dell’apertura del conto, o, qualora il rapporto fosse già in essere, controllare che cosa dice in proposito il contratto siglato a suo tempo. In mancanza di una clausola che permetta di sconfinare nel rosso, si corre l’inutile rischio di finire segnalati per poche centinaia di euro.
Rino Nimis
Presidente di CRC Milano, società che si occupa di riabilitare i “cattivi pagatori”