Io sono milanista, ho qualche primavera sulle spalle, e ricordo che ti guaradavo giocare con timore, cioè come il giocatore in grado di far(ci) davvero ‘male’ in campo, ma non ti ho mai considerato come un nemico…
Io sono milanista e ti guardavo come il trascinatore inarrestabile della tua squadra…
Io sono milanista e consideravo il tuo essere professionista non privo di pecche, ma ti ammiravo per quel tuo essere un po’ giocoliere e un po’ prestigiatore che faceva impazzire tutti e quindi anche me, non napoletano…
Io sono milanista e guardavo te come un giocatore, dicevano, argentino, che io tuttavia, nel mio istinto, ho sempre sentito come napoletano…
Ecco, Dieguito, era una eccellenza, la tua, fatta di genio creativo e sregolatezza, ma non una sregolatezza casuale o becera, bensì quella di chi sa essere anche “umilmente” geniale, interprete cioè non solo di se stesso…
Lo ammetto Dieguito, ora, e solo ora, dopo il tuo accedere ad alti e più eterei campi, capisco come tu abbia compiuto il primo e anche il più geniale gesto come uomo, prima che calciatore, decidendo di approdare a Napoli, la tua città d’istinto e di elezione, che è anche, e permettetemi questa considerazione personale, la città che può diventare il fulcro di una rinascita, creativa e rinnovata, dell’intero Paese, un Paese che, a sua volta, può ripartire, pregiudizi a parte, proprio da quella città, fortemente simbolica, che è la tua città, Napoli.
Ciao Dieguito, Napoletano d’Italia!
Roberto Timelli