La rivolta dei… ‘nessuno’!
Sono certo di non sbagliarmi quando affermo (ma lo avrete notato anche voi) che l’attuale sistema politico italiano assomigli moltissimo alle diffuse e modestissime cipolle: possiamo cercare di sfogliarle e di liberarle dagli strati più guasti e sfilacciati, ma quello che alla fine ci resterà in mano sono e saranno sempre ‘cipolle’, con tutto il loro bagaglio di… lacrime e bruciori!
E non possiamo nemmeno consolarci pensando, come titolava una soap opera di qualche anno fa, che “anche i ricchi piangono”, e questo perché i ricchi che piangono sono in realtà lungimiranti e avveduti e piangono proprio perché hanno ben chiaro che non potranno rimanere ricchi se crollerà l’intero sistema economico e sociale!
“Va bene”, mi chiederanno in molti, “dove vuoi arrivare dopo questa lunga premessa che, peraltro, non è nemmeno una novità e chi sei per tenerci questo predicozzo?”
“Io”, lo confesso, sono “nessuno”, uno di quei tanti “nessuno” quotidianamente alle prese, come l’eroe di omerica memoria, con i numerosi ‘polifemi’ antropofagi che ci divorano pezzo dopo pezzo dopo essersi scrupolosamente assicurati che non si possa più sfuggire alle loro fameliche voglie!
Ecco, allora, il punto: possiamo ancora fare qualcosa?
In primo luogo potremmo incominciare subito a voler smettere di essere cibo per mostri arroganti e furbastri che amano pavoneggiarsi cercando di rifilarci Ia storiella del loro “instancabile” ingegnarsi e adoperarsi per noi e per il futuro dei nostri figli!
Non pare anche a voi che la misura sia davvero colma?
Abbiamo rigettato, in questi ultimissimi decenni, storiche formazioni politiche e ideologie secolari relegandole tutte, e forse giustamente, nell’indefinito limbo costituito dalle nebbie della Prima Repubblica per rimanere tuttavia, e scusate se è poco, del tutto privi di idee e di valori utili per ricucire e rinsaldare un tessuto sociale sempre più lacerato, infelice e dubbioso.
Ecco perché credo che a questo punto proprio noi, i “nessuno” del Terzo Millennio, dovremmo avere la voglia e la disponibilità di rimboccarci le maniche e, ribadita con forza la nostra identità e la nostra autonomia di pensiero e di azione, provare a scrollarci di dosso gli slogan vuoti e falso-buonisti in cui ci stanno affogando per recuperare quell’autentico spirito solidale e fraterno che, per fortuna, non è di destra né di sinistra ma è una declinazione intima e profonda dell’essere umano nella sua pienezza di essere senziente, nella sua “cristianità” di cuore ancor prima che di religione e che diventa un modo di vivere e convivere che non lascia per strada nessuno, e non per lucrare poi sulla sua povertà, ma per rendere davvero degno e dignitoso, col lavoro di tutti, anche il nostro esistere.
Che bello se il mondo fosse davvero di “nessuno”!
Roberto Timelli